Con D.M. 22 ottobre 2021, n. 380, la basilica di San Cesareo de Appia, in precedenza di competenza della Direzione musei statali della città di Roma, entra tra i beni del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
La decisione di includere la chiesa, di proprietà demaniale sin dal 1959, nel Parco Archeologico dell’Appia antica, è dovuta alla sua posizione topografica, in via di Porta di San Sebastiano proprio lungo il primo miglio della regina viarum.
A pochi passi dalle Terme di Caracalla, la basilica è un luogo di straordinaria densità storica e culturale, che sarà presto sottoposto a interventi di manutenzione straordinaria e restauro, in previsione di una più ampia fruizione pubblica.
L’edificio si presenta nelle forme definite all’inizio del XVII secolo, sotto il pontificato di Clemente VIII Aldobrandini, ed è l’unica fabbrica superstite tra le tante dedicate in età tardoantica e medievale a san Cesareo, un martire dei primi secoli del Cristianesimo. A lui sono dedicati il prestigioso soffitto ligneo cassettonato e il ciclo di pitture della navata, ascritto al Cavalier d’Arpino, maestro di decorazione nella Roma di primo Seicento. Splendidi arredi cosmateschi ornano la zona presbiteriale, provenienti dalla basilica di San Giovanni in Laterano, a testimoniare un gusto per il Medioevo e per le memorie cristiane che è proprio della cultura controriformata romana. Un largo impiego della decorazione a mosaico è l’altro elemento caratterizzante la fabbrica. La facciata è severa, scandita da rare colonne e lesene, con ampie quadrature cieche, quasi priva di decorazione plastica.
Di straordinaria rilevanza, e presto oggetto di interventi mirati, è infine l’ambiente di età imperiale (II secolo d.C.) che sorge sotto la basilica: un complesso termale probabilmente, scoperto alla metà degli anni Trenta del Novecento, di cui sopravvive un esteso pavimento a mosaico con motivi marini.
La basilica, ad eccezione del suo ipogeo, è per il momento aperta la domenica mattina in occasione della funzione religiosa.
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