La scorsa settima, nel corso di uno degli ordinari giri di controllo sul territorio, il Servizio Guardiaparco del Parco Regionale dell’Appia Antica ha individuato un nuovo capannone, sorto al posto di una baracca aperta, deposito di ferraglia varia ed esistente prima del 2000.
Il nuovo manufatto, in via di completamento, si trova in via dei Maccari nei terreni di proprietà della famiglia Ciuro e sembra destinato all’ampliamento dell’attività imprenditoriale già esistente, di cui è prevista la delocalizzazione al di fuori dei confini del Parco, in quanto attività incompatibile.
Il nuovo manufatto misura circa m 8,80 x 16,80 ed poggiato su di una platea in cemento armato delle stesse dimensione con spessore di circa 20 cm. Ha una altezza alla gronda di circa m 3,60 e alla falda di circa m 4,60.
All’ interno del manufatto vengono svolte lavorazioni industriali con macchinari per il taglio laser di metalli ad alta precisione per la fabbricazione di strutture metalliche e parti poi assemblate.
Dalle indagini svolte dai Guardiaparco utilizzando le foto aeree, si è potuto ricostruire che manufatto è stato edificato demolendo una preesistente tettoia, priva di titolo, realizzata alla fine del secolo scorso, la costruzione è, con ogni probabilità, avvenuta tra aprile 2018 e luglio 2019. In queste ultime settimane i lavori sono stati completati per quanto riguarda gli interni. L’imprenditore è stato denunciato all’autorità giudiziaria.
Via dei Maccari è una piccola traversa di via degli Armentieri, l’area ha un vincolo archeologico indiretto e vincolo paesaggistico. Nel Piano del Parco è indicata come Zona 3 Sottozona 2. Zona di protezione a prevalente uso agricolo.
“Perché ancora oggi a due passi dall’Appia Antica si possono compiere abusi?”, si chiede il Presidente del Parco, Mario Tozzi. “Semplice le procedure di delocalizzazione che avrebbero dovuto liberare il Parco dalle attività incompatibili sono paralizzate da anni negli uffici competenti del Comune e in questa paralisi il degrado non può che avanzare”. “L’unica strategia in atto in questo momento è il controllo del territorio, ma non è assolutamente sufficiente. Serve agire subito per la delocalizzazione e per la chiusura delle pratiche di condono”. “Il Piano del Parco c’è ed è lo strumento urbanistico da cui partire. Non ci sono scuse”.
Il capannone in via di ultimazione individuato dai Guardiaparco il 23 giugno 2020
La baracca di rottami nel 2015
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