di Laura Larcan,
il Messaggero, ed. Roma, 15 agosto 2017.
Per gli archeologi dell’Appia Antica è una corsa contro il tempo. Mettere in sicurezza un patrimonio inestimabile che rischia di sfaldarsi e crollare dopo le bombe d’acqua del nubifragio dei giorni scorsi. Mosaici policromi, tarsie marmoree, intonaci dipinti di rosso, appena riportati alla luce da strati di terra millenaria e ancora fragili. Lo scavo archeologico, avviato in estate, è di quelli che rende giustizia alla Regina Viarum, capace di raccontare pagine di storia inedita. Siamo nella Villa dei Quintili, famosa per i suoi primi proprietari, i fratelli consoli Quintili, appunto, che la vollero grandiosa, a tal punto che l’imperatore Commodo li fece giustiziare nel 182-183 per sequestrarla e trasformarla nel suo grandioso buon retiro. È qui che lo staffdel parco archeologico guidato da Rita Paris sta riportando alla luce i resti di quelli che vengono già identificati con i “giardini alla greca” dei Quintili. «Scoperte più importanti delle aspettative», commenta la Paris. Le indagini hanno scoperchiato per oltre trecento metri i secolari prati che fino ad oggi rivestivano l’area dal nucleo centrale della residenza all’Appia Antica. Ne sono venute fuori strutture rivestite di intonaci dipinti e pavimenti di mosaici e marmi che scandivano il grande giardino ad ippodromo (lo xystus, las pista d’atletica). La forma è quella di un ippodromo moderno: all’interno, parallelamente ai lati lunghi, si aprono due percorsi speciali, uno per la corsa a piedi e l’altro per la passeggiata. E lungo quest’ultimo tracciato riemergono varie stanze, probabili biblioteche e aule di culto. Cornice ideal per ospiti illustri che qui conversavano e, perché no, meditavano.
Percorsi colti impreziositi da statue di filosofi e divinità. No a caso, gli archeologi Giuliana Galli e Riccardo Frontoni hanno riportato alla luce il podio di un tempio: «la grandezza del basamento suggerisse che dovesse sostenere decorazioni importanti – raccontaGiuliana Galli – Per questo pensiamo che possa essere proprio l’aula di culto da cui proviene la grnade statua dello Zeus Bronton oggi conservata nell’Antiquarium della villa, che stiamo cercando da anni». L’emozione cresce insieme alla preoccupazione. Rita Paris è già al lavoro: «La pioggia è stata forte e ora c’è rischio di sfaldamento – avverte – Abbiamo piccole somme con cui stiamo facendo l’incarico di restauri specialistici urgenti per non perdere quello che è stato appena scoperto». Lo scavo ora parla a colpi di sorprese. L’archeologa accarezza le tessere policrome del grande mosaico. Si scorgono tasselli rossi, verdi, celesti che disegnano (l’effetto è quasi tridimensionale) una treccia in trompe l’oeil. Sotto un pavimento riaffiora anche un pozzo che potrebbe risalire alla messa in opera dell’Appia Antica. Poco più in là, un ambiente restituisce un pavimento in tarsie marmoree, mentre le murature svelano intonaci di un rosso pompeiano. Ma una parte si è appena sbriciolata. E per i Quintili è una corsa contro il tempo.
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