Lucha 2.0 – Nuovi Laboratori di Progettazione Partecipata
Il 19 e 20 settembre nel giardino di Lucha y Siesta si è svolto il primo incontro del Laboratorio di progettazione partecipata; una ricchissima due giorni con cui abbiamo voluto mettere in dialogo due filoni di elaborazione e pratica politica estremamente interconnessi: quello del movimento per i beni comuni su come articolare il diritto a una città partecipata, aperta e solidale, e quello del movimento femminista e transfemminista sulla necessità dell’autonomia dei luoghi delle donne e delle libere soggettività.
Nel testo di convocazione del primo Laboratorio scrivevamo: vogliamo allargare il ragionamento portato avanti finora costruendo le possibili traiettorie future di una Lucha 2.0 alla luce del pensiero accumulato dal Movimento dei Beni Comuni, che ha trovato nella creazione di percorsi condivisi di gestione della città la chiave per alternative possibili. Vogliamo situare questo ragionamento all’interno del pensiero transfemminista che abitiamo. È ancora così, e visto che il laboratorio di settembre non è stato l’inizio né la fine di un percorso, eccoci a proporre nuove occasioni di incontro, seppur a distanza visto il distopico momento storico in cui siamo immersз. Volersi vedere di nuovo non è però soltanto un tentativo di coerenza e avanzamento; la ricchezza di quel weekend, di quello spazio bianco collettivo, ha rigenerato la nostra voglia di pensare e immaginare insieme, e in questo periodo di tempo sospeso pensare e immaginare insieme ci sembra davvero più prezioso che mai.
Proponiamo quindi tre incontri via Zoom (istruzioni per partecipare in fondo alla pagina) che rispecchiano la divisione nei tre gruppi di lavoro già sperimentati ma mettono a fuoco alcune questioni specifiche su cui concentrarci; molti altri focus sarebbero ovviamente possibili e sicuramente molti altri ne emergeranno. Ma godiamoci il processo, autodeterminandone tempi e modi. Diamo Lucha alla città.
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Gruppo di lavoro 1
Sabato 12 dicembre, h 10-13
La Governance di un bene comune transfemminista: uso critico della norma in uno spazio non normato
Nel Laboratorio di settembre il ragionamento collettivo di questo gruppo di lavoro si è concentrato sul percorso di riconoscimento dei beni comuni individuando nella processualità, nell’inclusività e nell’autogoverno i perni dell’autodeterminazione di un bene comune transfemminista. L’analisi degli aspetti amministrativi e giuridici del processo ci ha portato a riflettere insieme sui limiti e sulle potenzialità degli strumenti normativi esistenti. Cura, proprietà, responsabilità, istituzionalità: il ragionamento su queste parole ci ha messo di fronte alla distanza fra le logiche esplicitate nelle norme e quelle praticate, e quindi quotidianamente risignificate, da transfemminismo e benecomunismo; una distanza che disegna lo spazio e il modo della nostra azione. È infatti in questo spazio, né dentro né fuori, né in cerca di legittimazione né in negazione del bisogno di riconoscimento formale, che vogliamo continuare ad agire il nostro rapporto con le norme esistenti. Rapporto che, in linea con quanto sempre agito in forme diverse, richiede un uso creativo e critico delle norme, un uso eccedente che forza un cambiamento. È proprio questa pratica di hackeraggio che vorremmo discutere insieme in questo secondo incontro: in che modo possiamo continuare a forzare le maglie di leggi e regolamenti? In che modo possiamo agire per ampliare la durata dei patti di collaborazione? con quali strumenti possiamo tradurre in termini normativi la nostra risignificazione della responsabilità (collettiva, diffusa, non individuale)? La questione è molto legata alla riflessione compiuta insieme sulla valutazione e l’autovalutazione: durante il primo incontro abbiamo esplicitato quanto usare gli strumenti valutativi esistenti in modo critico sia innanzitutto affermare che se proprio il nostro lavoro va valutato, allora pretendiamo che si valuti non solo in termini qualitativi ma soprattutto a partire dall’enorme debito di cura che le istituzioni formali hanno accumulato. Riconoscendo la valutazione come un nodo essenziale del rapporto critico con le istituzioni formali vogliamo chiederci: come sostanziamo l’uso critico degli strumenti valutativi esistenti? E quali strumenti utilizziamo per produrre una autovalutazione costante del nostro processo dinamico?
Gruppo di lavoro 2
Sabato 12 dicembre, h 15-18
Verso il regolamento di autogoverno di Lucha 2.0: uno sguardo dentro lo spazio
Il ragionamento del secondo gruppo di lavoro si è mosso a partire dall’esigenza di definire la cornice di riferimento di Lucha 2.0, ovvero quell’insieme di pratiche e condizioni che sono a fondamento del nostro riconoscerci comunità. È emersa con forza la necessità di fare spazio alla molteplicità dei tempi, non riducibile né eteronormabile, rivendicando anche il diritto a degli spazi bianchi di pensiero collettivo rigenerante. Ci siamo presз il tempo e lo spazio per tessere la visione a mosaico della nostra identità collettiva, perché riconosciamo il come, più che il cosa o il chi, come il fulcro del processo di risignificazione, liberazione e restituzione che è continuamente agito a Lucha e in altri spazi simili. A partire dalle condizioni e dalle pratiche che definiscono il nostro autodeterminarci bene comune transfemminista, guardiamo ora dentro il nostro spazio: quali attività riteniamo necessarie in una Casa delle donne bene comune? Quali già esistono e quali vogliamo immaginare insieme sulla base di bisogni e desideri? Come possiamo renderle sostenibili?
Gruppo di lavoro 3
Domenica 13 dicembre, h 10-13
La parola pubblica, chiara e trasparente: la comunicazione di una comunità a mosaico
Anche il ragionamento condiviso nel terzo gruppo di lavoro durante il Laboratorio di settembre si è mosso attorno al come, cioè attorno al definire le pratiche comunicative attraverso cui ci autodeterminiamo comunità: il consenso (come si prendono decisioni condivise?), la riflessione sull’autonarrazione (come raccontare, informare, mobilitare, promuovere il processo?), l’inclusività agita a partire da noi (come parlare? Come stare nello spazio e nella relazione? Come accogliere e facilitare la partecipazione?), la responsabilità diffusa pratica moltiplicativa dell’autonomia (come creare meccanismi comunicativi che funzionino sia con le persone che ci sono sia con quelle che arrivano, e che anzi invitino ad arrivare?). Nel riflettere insieme di posture, strategie e linguaggi è emersa la necessità di mettere meglio a fuoco gli strumenti da utilizzare per la comunicazione interna; nel primo incontro, partendo dalla consapevolezza che un luogo per essere attraversabile deve avere una geografia chiara, abbiamo definito a grandi linee i primi strumenti: l’automappatura dell’esistente e un decalogo delle regole che lo spazio assembleare autodetermina e assume. In questi due mesi abbiamo lavorato a una prima rappresentazione di questa carta geografica e al decalogo comunicativo (che metteremo in condivisione durante il prossimo incontro), e da qui vorremmo partire per ragionare ancora insieme: funzionano? Ovvero: facilitano la partecipazione consapevole? E, allargando il discorso: quali strumenti possiamo immaginare insieme per sostanziare l’apertura, l’inclusione e la facilitazione? In altre parole, abbiamo immaginato Lucha 2.0 come un assemblaggio fluido di pratiche, attività corpi e relazioni: come comunicano tra loro le tessere di questo mosaico?
COME PARTECIPARE: Gli incontri si svolgeranno via Zoom; per ricevere il link e partecipare è necessario scrivere a segreterialys@gmail.com, grazie per la collaborazione! Per una partecipazione attiva e consapevole al lavoro collettivo: qui sono consultabili convocazione, programma, materiali di preparazione e video del primo incontro; qui è disponibile il documento di restituzione.
A presto!
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