1) Come sei entrato in Retake Roma e perché?
Sono entrato in Retake Roma e ho deciso di diventare admin del gruppo Parco degli Acquedotti, a seguito di una delle tante riunioni del Comitato per il Parco degli Acquedotti e Tor Fiscale.
Quest’area che aveva già in precedenza un attivissimo gruppo di volontari, dei quali ho fatto parte nell’ultimo periodo, era rimasta sguarnita dopo che gli stessi avevano cessato la loro
attività.
Non potevo tollerare che uno dei più bei parchi urbani della Capitale rimanesse sprovvisto di un nucleo di cittadini attivi e di conseguenza ho accettato la sfida grazie anche ai consigli e ai
suggerimenti di Alfredo Mancia (responsabile Retake del VII Municipio) e Francesco Laddaga (promotore del Comitato)
2) il gruppo Retake Parco degli Acquedotti, nonostante sia nato da poco, è quello che ha avuto le migliori performance di crescita dei membri, numero di eventi e, soprattutto, di
risultati raggiunti. Quale è il segreto?
Credo che i segreti di questo successo siano essenzialmente 3:
- Aver cercato fin da subito di ricostituire una Comunità del Parco. Sono tante le realtà associative che gravitano in quest’area, ma spesso queste non si conoscono o non comunicano tra loro.
Aspetto fondamentale è stato a tal proposito l’aver cercato di costituire una sorta di continuità tra le passate esperienze di volontariato e quella attuale. - L’aver tirato fuori quel sentimento di appartenenza che tanti cittadini hanno verso il Parco degli Acquedotti. Questa “operazione” è avvenuta e avviene tutt’ora attraverso iniziative che
hanno sia aspetti legati alla manutenzione e alla pulizia, sia aspetti legati alla conoscenza naturalistica, storica e archeologica dello stesso. Teoria e pratica non devono essere mai scollegate
affinché gesti come raccogliere spazzatura, potare delle piante, annaffiare ecc. non rimangano atti connessi da una progettualità. - Un uso costante e attento dei social. Facebook mi ha permesso di mettermi in contatto con tante altre realtà del nostro Municipio e da queste sono arrivati la maggior parte dei volontari.
WhatsApp mi ha dato una mano a organizzare una sorta di “zoccolo duro” che partecipa costantemente alle iniziative e che si sta sempre più strutturando come gruppo di amici. È importante a tal
proposito che tutti i volontari e le volontarie si sentano parte di un processo e che le individualità vengano valorizzate senza arrivare a forme di narcisismo.
3) cosa significa il Patto di Collaborazione firmato con l’ente parco? Dove può portare?
Il Patto di collaborazione può essere considerato come quello strumento di “regolarizzazione” della figura del volontario, di cui chi opera in quest’area, che è un ibrido burocratico, politico e
gestionale, aveva assolutamente bisogno. Personalmente, in accordo con le parole del Prof. Arena e della Presidentessa Carra, vedo anche dell’altro in questo Patto: un primo mattoncino verso una
rivoluzione culturale che porti il cittadino ad essere parte attiva di un processo di cambiamento urbano e perché no,
nazionale. Viviamo nell’epoca storica in cui i membri delle varie Comunità vanno responsabilizzati senza aspettare sempre e comunque la soluzione di un problema dall’alto.
4) Retake non è solo combattere il degrado ma anche creare una comunità intorno a valori condivisi. Che tipo di comunità si sta creando al Parco?
Una comunità che si identifica totalmente nella storia degli Acquedotti e che sente il bisogno di tramandare questa storia alle future generazioni. Il Parco può essere una sorta di laboratorio di
nuovi modi di vivere gli spazi della prossimità che, ahimè per colpa del Covid, stiamo sempre di più riscoprendo.
5) Chiudiamo con uno sguardo al futuro prossimo, il parco degli acquedotti sarà il palcoscenico della festa del decennale di Retake Roma. Cosa significa questa scelta?
Per come la vedo io, significa da parte di Retake credere in un progetto, in un sogno e coglierne le potenzialità. Stiamo creando un nuovo modello di volontariato che non è quello di sostituzione
degli Enti preposti nella tutela, gestione e valorizzazione di un luogo ma una condivisione di intenti e obiettivi per il bene comune. Credo che esportando questo modello anche in altri quartieri
e contesti, Retake possa fare da apripista per tante altre realtà associative che già ci guardano con profonda ammirazione.
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