“Le regole sono sempre di più vissute come un limite, piuttosto che un valore e una risorsa” – spiega Manuela Barbarossa, presidente dell’Associazione italiana vittime e infortuni della strada –. L’aggressività si scatena spesso per una manovra di parcheggio o per un suono di clacson. Talvolta l’insulto, o la violenza vera e propria, sono un pretesto per sfogare la propria frustrazione. Paure e fobie sono la conseguenza prodotta dalla condizione di sentirsi esposti all’aggressività sempre più diffusa”.
Come ci si può difendere?
“Mantenendo la calma. Questo quando la situazione è controllabile. Diversamente, è necessario mettersi al sicuro, chiamando le forze dell’ordine. La lite e la violenza nel traffico sono solo la punta di un iceberg”.
Ma perché tanta violenza?
“La strada è un luogo dove facilmente esplode l’aggressività. Il conflitto si scatena nel disordine delle strade a flussi misti, anche per mancanza di spazio. Per esempio sui marciapiedi, con auto e moto lasciati in doppia fila o in sosta d’intralcio alla circolazione. Inoltre siamo bersagliati e condizionati da immagini di violenza, con modelli sociali competitivi. La guida e il traffico diventano quindi un modo per esprimere la competizione. Con la macchina potente, la precedenza negata, la lite per il parcheggio. Pensiamo, ad esempio, a chi guida con il cellulare e pretende di avere ragione”.
Paolo Petrucci
Scheda/ Sono previste sanzioni se il diverbio degenera
Dal 2013 le liti nel traffico sono in aumento. Soprattutto dopo gli incidenti. Le conseguenze? Se il diverbio degenera è prevista una sanzione oltre all’eventuale denuncia per rissa. Nella maggior parte dei casi, le liti sono collegate ad incidenti e a problemi di circolazione. E a Roma, tra 7mila km di strade, nel traffico si perdono circa 500 ore all’anno, mentre per ogni minuto di sosta in doppia o tri- pla fila si forma una coda di 150-200 metri, con 20 o 50 veicoli in coda. La sosta selvaggia spesso causa incomprensioni. Il termine fu coniato trent’anni fa dall’associazione per l’ingegneria del traffico, che nel 1987 la citò come principale criticità nella Capitale, in quanto costituisce una turbativa della circolazione. E riduce della metà la capacità del flusso di una carreggiata. (P. P.)
Scheda/ I più a rischio? pedoni e ciclisti
Mentre la legge per l’omicidio stradale è ancora all’esame del Senato, aumentano le vittime della strada e la pirateria stradale è sempre più diffusa. Nel 2015 i morti sono stati 146, contro i 119 dell’anno precedente (+22,7%), e i feriti 1.254 (+2,4%). Quella dei pedoni è stata ed è la categoria più colpita, con 420 eventi, 76 morti e 404 feriti. Sono stati invece 155 gli incidenti che hanno coinvolto ciclisti, con 19 vittime (24 l’anno prima).
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio sostenitori della Polstrada, gli episodi che hanno coinvolto stranieri sono stati il 26,4%, mentre nelle piraterie mortali la percentuale di ubriachi o drogati è stata del 25% e sono aumentati del 77% i casi di persone risultate positive agli stupefacenti. Nello stesso anno, inoltre, sono stati 130 i minori coinvolti (due vittime ‘under 14’) e 135 gli anziani. La geografia della pirateria vede in testa la Lombardia (174 episodi, 16%), Roma ha collezionato da sola 47 eventi gravi, il 4,3%. (P.P)
Pubblicato sulle pagine di Trasporti&Mobilità del 2 febbraio – via