Via Erode Attico si snoda da via Appia Pignatelli fino a via Appia Antica, incontrandosi proprio all’incrocio con l’Appia Pignatelli con via Annia Regilla la via dedicata alla sua consorte.
La strada è dedicata il retore greco Tiberio Erode Attico, figlio di Vibullia Alcia Agrippina e di Tiberio Claudio Attico, prefetto d’Asia e Console.
Ebbe una reputazione tale che l’imperatore Antonino Pio lo scelse quale precettore dei suoi due figli adottivi, Marco Aurelio e Lucio Vero.
Aveva ereditato le sue ricchezze dal padre, un ateniese che discendeva da una delle più antiche e nobili famiglie dell’Epiro, gli Eacidi, e che vantava fra i suoi antenati addirittura il famoso Achille. Si narra che il padre, nonostante le illustri origini, fosse ridotto nella miseria più nera; un giorno, mentre nella sua casa di Atene sbatteva la testa nel muro per la disperazione, scoprì una cavità nella quale era nascosto un enorme tesoro.
Erode Attico era proprietario del fundus attraversato dall’Almone e chiamato Pago Triopio (poi Tenuta della Caffarella) che si estendeva a fronte della tenuta di Capo di Bove e portato in dote dalla moglie.
Il fondo con l’enorme villa era – come tutte le ville all’epoca – di otium ac negotium, cioè produttiva ma anche, per lunghe parti dell’anno, residenziale. Erode era un uomo ricco e raffinato, amico di imperatori, aveva viaggiato per tutto il mediterraneo. La sua villa era splendida. Talmente ricca di marmi pregiati che nel medioevo la Caffarella era chiamata “Vallis Marmorea”.
Erode amava moltissimo la moglie Annia Regilla, di cui però era follemente geloso. E qui la storia diventa confusa (come tutte le storie di crimini efferati).
Quando la moglie morì, nel 160-161 d.C., Erode fu accusato dal cognato di averla assassinata, e subì per questo un processo, da cui uscì assolto. Tuttavia l’opinione pubblica mormorava che egli, con le sue ricchezze, avesse corrotto i giudici e avesse avuto l’appoggio Marco Aurelio; per smentire queste voci Erode si dette a manifestazioni pazze di lutto.
Un’altra versione narra che, in un raptus di pazzia invece, la colpì con violenza e la sventurata cadde e morì. Erode Attico, per il dolore, perse la ragione e dopo il processo e la successiva assoluzione si chiuse nel Pago Triopio, fece dipingere di nero tutta la casa, regalò i gioielli della moglie ai templi degli dei, ed in suo onore ristrutturò tutto il fondo e costruì per la moglie un sontuoso mausoleo, in modo da poterla piangere senza requie.
Decise poi di consacrare, con apposite cerimonie, l’intera vallata agli dei dell’oltretomba, gli Dei Mani, e ritirarvisi come in un sepolcro. Egli volle in questo modo porre la sua proprietà al di sopra dei comuni interessi umani. La villa divenne un enorme mausoleo consacrato agli Inferi, e sulla vallata scese per sempre una cupa ombra funerea. Da allora rimase disabitata.
Negli ultimi anni della sua vita Erode fece ritorno a Maratona, dove si spense, a 76 anni, tra il 176 e il 179 d.C..
Approfondimenti e Fonti
Tiberio Erode Attico – Wikipedia
Erode Attico – Crimini e delitti nella storia di Roma
Eròde Attico (gr. ‛Ηρώδης ᾿Αττικός, lat. L. Vibullius Hipparchus Ti. Claudius Atticus Herodes) – Enciclopedia Treccani
Il Triopio di Erode Attico – caffarella.it
Le Strade di Roma, Claudio Rendina e Donatella Paradisi, Newton & Compton Editori