Antenne a Roma, cresce la paura: dove sono, come si impiantano, chi le controlla
Tanti i casi di comitati e cittadini che combattono contro le installazioni di ripetitori per la telefonia mobile chiedendo più monitoraggi e un piano regolatore comunale
di Ginevra Nozzoli – 10 novembre 2012
Non si sa quante sono, nè quante diventeranno. Un piano regolatore locale non esiste e una delibera popolare che lo vorrebbe è ancora nel cassetto. Parliamo della selva di antenne che svetta sui cieli romani, di quelle ad alta frequenza che alimentano i nostri telefonini, serpeggiando tra paletti normativi per qualcuno insufficienti a tenere sotto controllo il fenomeno. E parliamo dei possibili effetti nocivi che tanto spaventano l’opinione pubblica, memore forse di casi eclatanti che hanno lasciato il segno. Radio Vaticana è stata condannata nel 2011 dalla Cassazione al risarcimento dei danni da elettrosmog inflitti ai cittadini. Diversi, lo ricordiamo, i casi di leucemia e linfomi certificati nel raggio di pochi chilometri dalle installazioni della Santa Sede, la cui responsabilità è stata riconosciuta in tribunale. Da allora la parola ‘elettrosmog’, seppur legata a impianti di potenza inferiore rispetto a quelli dell’emittente vaticana, fa sempre più paura e sono tanti i comitati nati ad hoc per ostacolare il fenomeno.
NUMERI – Quante antenne per telefonini ci sono a Roma? La domanda non è banale e quantificare il numero esatto è quasi impossibile. Secondo un censimento di un paio di anni fa reso noto dai comitati Noelettrosmog della capitale abbiamo qualcosa come 3 mila ripetitori, il numero più alto d’Europa. “Non è facile riuscire a stabilire precisamente le installazioni presenti” ci spiega Giuseppe Teodoro, presidente del coordinamento dei comitati romani. “Il dato comunque è per difetto e risale al 2009, stimiamo che il numero ad oggi sia assolutamente superiore”. L’assenza di dati certi ci viene confermata anche dal Servizio Telefonia del Comune (afferente al Dipartimento Urbanistica, ndr): “Abbiamo dei database con le domande degli operatori effettuate dal ’99, ma per il numero esatto di antenne ci stiamo lavorando”.
NORMATIVE – E se è così difficile sapere quante ce ne sono, impiantarle non sembra esserlo altrettanto. “Lo si può fare su edifici pubblici o privati, in entrambi i casi le autorizzazioni vengono rilasciate dal Comune – ci spiegano dal Dipartimento – previa parere positivo di Arpa Lazio, (Agenzia per la Ricerca e Protezione Ambientale, ndr) che valuta le richieste dei gestori in merito al rispetto dei limiti di esposizione delle radiofrequenze, fissati dalla legge quadro nazionale del 2001 (e decreti applicativi del 2003 con limite stabilito a 6 volt/m)”.
In altre parole il gestore individua la sua area di interesse, in quel raggio si accorda con pubblico o privato per l’installazione dell’antenna in un sito specifico, e presenta il suo progetto che viene vagliato. Così spuntano le antenne, una dietro l’altra, con polemiche e battaglie annesse. Posto infatti che non esistono evidenze scientifiche che mettano in relazione l’insorgenza di malattie tumorali all’emissione delle onde che tengono in vita i nostri cellulari l’allerta c’è e spinge i cittadini a scendere in campo. Per loro è più che sufficiente il pronunciamento della Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) che nel maggio 2011 ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza come fattori “possibilmente” cancerogeni (classe 2B), senza dunque escludere il rischio ma senza neanche sottoscriverlo.
SUL TERRITORIO – Caso modello su tutti è la Torre Acea di Viale della Vittoria a Ostia. Da più di dieci anni ospita in cima 24 antenne. E’ vero che sono state ridotte a 9, in seguito a un accordo del 2007 che ne prevedeva la totale eliminazione, ma le rimanenti sono state rimodulate e innalzate. Contro queste è schierato da anni il Comitato di Quartiere che ha ricordato, in una recente intervista rilasciata a OstiaToday, i numeri ‘del dramma’. Un palazzo a 35 metri dalla torre incriminata, conterebbe, su 11 abitanti, “7 malati di tumore, tra cui 2 deceduti” e, non a caso, è conosciuto con il nome di “reparto oncologico”. Documenti alla mano la presidente del Cdq è chiara: “Morti e malati sono in costante aumento proprio nelle abitazioni della zona: sembra un bollettino di guerra”.
Altro caso che ‘scotta’ è Casal Brunori dove Municipio e residenti si stanno muovendo da tempo contro l’antenna Vodafone di via Maestrini. Prima con l’ordinanza sospensiva del minisindaco Calzetta e poi con lo spegnimento fino al 22 novembre ordinato dal Tar, si è cercato di congelare il tutto, pensando intanto a un nuovo sito dove spostare l’antenna.“
[ via RomaToday ]