LA NOTTE DEGLI OMICIDI – ORE 2. 30: IMMIGRATO UCCISO ALLA STAZIONE TERMINI. ORE 3: MORTE DI UN OMOSESSUALE A QUARTO MIGLIO
Ha chiesto aiuto fino all’ultimo parrucchiere gay fugge per le scale, i vicini non aprono, l’assassino lo finisce a coltellate.
Ucciso Livio Zarrillo. torna lo spettro del serial killer. l’elenco degli omosessuali uccisi in precedenza
di DINO MARTIRANO
Livio il parrucchiere si e’ lasciato alle spalle una scia di sangue lunga dieci metri, ma ce l’ha comunque fatta ad uscire sul pianerottolo. Fuori da quella maledetta casa. Poi e’ anche riuscito ad urlare piu’ forte che poteva: “Mario, Mario. Mario. Aiuto. Mi ammazzano. Questo mi ammazza veramente”. Ha anche tempestato di calci e di pugni la porta del vicino: “Mario mi ammazzano”, ha implorato ansimando e utilizzando l’ultimo fiato che gli rimaneva nei polmoni. Ma e’ stato tutto inutile. l’assassino ha acciuffato Livio il parrucchiere sul misero ballatoio e lo ha colpito con inaudita violenza una, due, tre volte. Tre coltellate trapassanti che gli hanno bucato i polmoni. l’omicida ha infierito ancora, una ventina di colpi in tutto. Poi si e’ bloccato, si e’ pulito le mani con un giornale ed e’ filato via nel giardino come un’ ombra impazzita senza piu’ orientamento. Alla fine ha trovato la via d’ uscita: un cancello alto due metri, un salto facile facile e via di corsa verso la campagna. Erano passate le tre di notte: nessuno gli e’ corso dietro, ma c’e’ mancato molto poco che lo beccassero perche’ la prima volante del “113” e’ arrivata a razzo davanti alla villetta, al civico 392 di via Appia Pignatelli.
Livio Zarrillo, 36 anni, parrucchiere specializzato in acconciature per gli sposi, rappresentante di cosmetici, si e’ fidato di quel ragazzo “alto circa un metro e ottanta, capelli scuri, abbastanza snello, con il giubbotto e i pantaloni jeans”. Livio si e’ fidato del suo assassino fino al punto di portarselo dentro casa. Prima lo fa salire, chissa’ dove, sulla sua “Uno” grigia, poi lo porta in giro con l’automobile e infine parcheggia davanti al grande magazzino di frutta in via Appia Pignatelli, accanto a casa sua. I due entrano con passo felpato nella villetta bifamiliare che Livio divide con la famiglia di Mario B. al Quarto Miglio. Si’ , entrano in punta di piedi perche’ e’ passata l’una. E tardi e i vicini si sono gia’ lamentati di quel continuo via vai notturno. Poi, nella bella cucina tutta rifatta con il forno a microonde e il frigorifero nuovo, il padrone di casa si da’ anche da fare per offrire qualcosa al ragazzo bruno: sul tavolo ci sono la crostata con la marmellata e il succo di frutta. Ma forse Livio e il suo assassino non si sono mai fermati in cucina. Vanno prima in camera da letto, quella separata da un tramezzo di plastica bianca tappezzato con i manifesti di Marilyn Monroe: li’ iniziano a litigare, riducono il letto in un campo di battaglia, si tirano riviste e soprammobili. Per terra la polizia scientifica ha trovato anche la bottiglia del succo di frutta spaccata a meta’ : forse l’assassino l’ha usata per infliggere il primo colpo. Forse il ragazzo bruno si e’ ferito e ora deve farsi medicare.
“Erano le tre – racconta Mario B., 65 anni, il vicino di casa ancora sconvolto dalla nottata di terrore .. Mi sono svegliato di soprassalto quando ho sentito Livio che urlava e batteva i pugni contro la nostra porta: “Mario. Mario. Questo mi ammazza veramente”. Stavo per aprire, poi i mie mi hanno fermato: forse hanno fatto bene perche’ quel pazzo poteva uccidere anche me, mia moglie o mia figlia”. I primi ad uscire sul pianerottolo sono stati la figlia di Mario e il suo findanzato: “C’ era un lago di sangue che scorreva giu’ per le scale – dicono i due ragazzi .sembrava che lui respirasse ancora ma non ne siamo sicuri”.
L’autoambulanza inviata dal 113 e’ dovuta tornare indietro vuota. Poi nella villetta sono arrivati i fratelli e la madre del parrucchiere. La donna, che lavora come infermiera al San Giovanni e abita sempre al Quarto Miglio, in via Venere Placidia, aveva visto Livio poche ore prima a cena: “Come me lo hanno ridotto questo figlio mio”, ha detto a una vicina che la sorreggeva.
Al Quarto Miglio si conoscono tutti come in un paese. Tutti sapevano che Livio era omosessuale, tutti gli volevano bene e lo apprezzavano perche’ lui era sempre disponibile. “Fino a qualche mese fa aveva il salone di parrucchiere in casa – racconta Michele, il titolare del magazzino di frutta che si affaccia sulla villetta .. Poi i vigili lo hanno fatto chiudere per un problema amministrativo: allora lui si e’ messo a seguire i matrimoni. Preparava i capelli alle spose e anche agli sposi: lo ha fatto anche con me e con mia moglie”. Quando lavorava nell’appartamento tutto controsoffittato con i pannelli bianchi, Livio il parruchiere aveva anche fatto affiggere sulla villetta una grande scritta al neon: “C’era scritto “Livio In” – racconta un ragazzo alto e magro che lavora al magazzino di Michele .. l’avevo montata io. Con quella scritta Livio aveva anche sponsorizzato la nostra squadra di calcetto”. La proprietraia del “Cafe’ do Brasil”: “Quando me lo ha detto mio marito mi e’ presa una fitta al cuore, mi ha fatto male. Lui era omossessuale, era piu’ sensibile degli uomini “normali”. Piu’ velato il ricordo di Mariuccia, l’organista della parrocchia di San Tarcisio, che da Livio si faceva pettinare i capelli: “So che aveva dei problemi, viveva una condizione di sofferenza”, ha riferito al parroco quando ha appreso la notizia dell’omicidio. Adesso la seconda sezione della Squadra mobile, quella diretta da Andrea Cavacece, sta spulciando una grossa rubrica telefonica trovata in casa di Livio Zarrillo. Forse li’ dentro c’ e’ nome, cognome e indirizzo dell’assassino: potrebbe essere una buona pista, solo pero’ nell’ipotesi in cui nella villetta sia entrato un amico del parrucchiere. C’ e’ anche un altro filone di indagine: l’amico occasionale. Ma c’ e’ ancora da trovare l’arma del delitto. Il coltello.
Torna lo spettro del serial killer
Un regista, un attore, un operaio, un bancario, un costruttore, un mago cartomante e ora anche un parrucchiere. Livio Zarrillo e’ l’ultima vittima di una lunga serie di delitti che hanno sconvolto il mondo dei gay. Quasi tutti gli omicidi sono stati attribuiti ai nuovi “ragazzi di vita” sempre piu’ violenti. Un anno fa l’Arcy Gay aveva anche avvertito: “E sempre lo stesso killer, ci vuole una supertaglia”. La pista del “Serial killer” non ha preso consistenza anche se, nel gennaio del ‘ 93, dopo l’assassinio del “Mago” di piazza Navona, per inziativa del questore Fernando Masone era stata aperta una speciale linea verde per le segnalazioni: quel numero di telefono, 167863277, e’ ancora attivo 24 ore su 24. La lunga sequenza di omicidi inzia quattro anni fa. Il 24 luglio 1990: Giancarlo Abbate, 48 anni, impiegato di una casa farmaceutica viene ucciso da un tunisino; il corpo dell’uomo viene trovato nudo e legato al letto con un filo elettrico. Il 17 agosto 1992: Emilio Mastino Del Rio, costruttore edile di 64 anni, viene strangolato con una sciarpa nella sua casa all’Infernetto, a Ostia. Il suo cameriere polacco scompare senza lasciare tracce. Il 3 ottobre 1992: il regista televisivo Vittorio Meloni viene ucciso a coltellate nella sua villa ai Castelli Romani. Del suo assassino nessuna traccia. Il 1 novembre 1992: l’attore Giuseppe Surrentino, 66 anni, viene ucciso nella sua casa all’Appio Latino. Il corpo di Surrentino viene bruciato insieme a tutta la camera da letto: l’assassino voleva cancellare ogni traccia. Il 26 dicembre 1992: tre coltellate alla schiena e una alla gola uccidono nella sua abitazione, a Guidonia, Andrea Agliata, 49 anni, operaio. Il 1 dicembre ‘ 93: con 7 coltellate e’ ucciso nella sua casa a Trastevere Walter Norbert Heymann, 54 anni, conosciuto come “Maga Mago’ “, un popolarissimo cartomante di piazza Navona. Di questi morti ammazzati era forse il piu’ celebre. Bizzarro, estroverso, geniale a suo modo: leggeva il futuro in quattro lingue nei vicoli del centro storico, si aggirava con i suoi mantelli e con il cappellaccio calato sugli occhi. l’hanno accoltellato la notte di Capodanno: si parlo’ di un giovane russo, uno dei tanti ragazzi biondi che il “Mago” rastrellava nel suo girovagare notturno. Il 5 marzo del ‘ 93: un tunisino di 25 anni uccide Francesco Lino, di 68, nella sua casa ad Aprilia. Il cadavere, scoperto cinque giorni dopo, ha abrasioni sul corpo, una ferita alla testa e un filo elettrico alle caviglie. Il 30 marzo del ‘ 93: e’ strangolato con una cravatta nella sua casa al quartiere Trieste Giancarlo Carnevali di 63 anni, ex funzionario della banca dell’Agricoltura. Grazie al telefono verde, sono arrivati contributi alla soluzione di casi, come quello dell’uccisione di Giancarlo Carnevali. Per questo delitto la polizia riusci’ a rintracciare a Milano due giovani, poi arrestati.
Martirano Dino
Pagina 41 (21 maggio 1994) – Corriere della Sera